Come tutti ormai sappiamo il Covid-19 è una famiglia di virus, mai identificato nell’uomo, segnalato per la prima volta a Wuhan in Cina, nel dicembre del 2019.
Questa nuova malattia infettiva è in una fase di espansione anche nel nostro Paese e in queste settimane inizia a sollevare numerosi interrogativi sul tema della gestione del personale e della sicurezza sul lavoro.
In questo stato di emergenza, un ritorno alla normalità lavorativa e sociale sembra impossibile. Lo smart working può essere un’occasione per contrastare l’espansione del virus in società. Ma quando non è possibile, occorre ripensare al modello aziendale e impiegare misure atte a prevenire il rischio.
Come si trasmette
Oltre a diffondersi attraverso il contatto diretto con una persona malata, il Coronavirus può persistere, sulle superfici inanimate in condizioni ottimali di umidità e temperatura, fino a 9 giorni.
In accordo con quanto suggerito dall’OMS è sufficiente una “pulizia accurata delle superfici ambientali con acqua e detergente seguita dall’applicazione di disinfettanti comunemente usati a livello ospedaliero, come l’ipoclorito di sodio”.
Quali misure deve adottare il datore di lavoro
La diffusione del Covid-19 richiede di adottare immediatamente misure atte a prevenire il rischio di contagio. Il datore di lavoro ha “il dovere di apprestare tutte le misure di sicurezza al fine di garantire l’integrità fisica e la personalità morale dei dipendenti” (art. 2087 c.c.) e “la responsabilità di tutelare i lavoratori dall’esposizione a rischio biologico” (d.lgs. n. 81/2008).
In presenza di tale pericolo, oltre che aggiornare il Documento di Valutazione dei Rischi ha il compito di fornire dispositivi di protezione come distributori di gel antibatterici, guanti e mascherine protettive.
Inoltre il datore di lavoro deve sollecitare misure di protezione personale: lavarsi spesso le mani ed evitare il contatto ravvicinato con persone che tossiscano, starnutiscano o che abbiano la febbre. Mantenere una distanza di sicurezza di circa un metro e far aerare le stanze.
Infine, dovrà annullare ogni trasferta o transito dei suoi collaboratori nelle zone considerate a rischio.
Le regole sui posti di lavoro
Secondo le indicazioni del Ministero della Salute, attualmente è obbligatoria la sospensione dell’attività per i lavoratori che abbiano avuto rapporti con casi cui è disposta la quarantena e per chi, nelle precedenti due settimane, abbia soggiornato nelle aree interessate dall’epidemia.
A scopo precauzionale, per questi casi e per i dipendenti con particolari condizioni di salute, è possibile valutare la praticabilità di una prestazione svolta da remoto per tutelarne la salute.
Nell’ipotesi in cui un lavoratore riscontri sintomi, anche diversi da quelli influenzali, sarà tenuto ad allontanarsi inviando la relativa certificazione medica, secondo le abituali procedure.
Vista la continua evoluzione della situazione, queste misure potranno essere oggetto di successive modifiche e integrazioni, seguendo le indicazioni fornite a livello nazionale.
Nessun allarmismo ma attenzione e prevenzione
Il virus rischia ogni giorno di far fallire numerose aziende, soprattutto nelle aree con maggiori contagi. Moltissime imprese si fermano quando un dipendente risulta positivo, ma secondo gli esperti questa non è una misura necessaria.
«Nel 99,9% dei casi – spiega infatti Umberto Moscato, professore di Igiene e Medicina del lavoro dell’Università Cattolica di Roma – non ha senso chiudere del tutto le attività. Attraverso l’Asl, i medici competenti possono ricostruire i contatti della persona contagiata e verificare se sono stati a rischio».
In alcune circostanze il lavoratore può sentire l’esigenza di isolarsi per non mettere a rischio i suoi colleghi. Chi è stato in una delle zone a rischio deve sempre segnalarlo alla sua Asl di provenienza, che può disporre una “permanenza domiciliare fiduciaria con sorveglianza attiva”, una quarantena in casa.
Molto diverso è invece l’esempio di chi, terrorizzato ma senza alcun riscontro medico, decidesse di non andare al lavoro per paura di essere contagiato. In questo modo «si realizza l’assenza ingiustificata dal luogo di lavoro, situazione da cui possono scaturire provvedimenti disciplinari che possono portare anche al licenziamento».
Al seguente link potete trovare i continui aggiornamenti, comunicati dal Ministero della Salute: