Una grande maggioranza dei consumatori accede per praticità al proprio conto corrente tramite internet, un sistema che anche se sicuro non è esente da gravi rischi.
Malgrado le campagne d’informazione, sono ancora molti gli utenti che vengono ingannati e purtroppo, con il progresso della tecnologia, si è evoluto anche il modo di frodare, anche se fortunatamente esistono gli strumenti legali per difendersi.
A finire nella rete delle truffe bancarie online sono soprattutto i millennials. Uno studio del gruppo bancario e assicurativo Lloyds Bank, ha infatti scoperto che nel Regno Unito la fascia d’età più colpita è proprio quella tra i 18 e i 34 anni.
Secondo il Rapporto 2019 TLP GREEN di ABI Lab, Centro di Ricerca e Innovazione per la Banca, sullo stato delle minacce cyber nel settore finanziario, il 2018 è stato un anno in cui il numero complessivo di attacchi andati a buon fine è diminuito, ma è aumentato il loro impatto.
Infatti, rispetto un numero di transazioni fraudolente in calo (-3,2%), il dato aggregato registra un leggero aumento delle perdite nette (+3%). Mentre si evidenzia una sensibile riduzione a livello generale, la crescente diffusione delle app per mobile banking ostenta qualche timore in più rispetto al passato.
Le applicazioni che permettono di effettuare operazioni direttamente dallo smartphone possono presentare infatti bug anche molto gravi, consentendo ad hacker e cyber criminali di inserirsi nei circuiti bancari e sottrarre denaro e informazioni dai conti online dei clienti.
Dal punto di vista legislativo, secondo il Codice sulla Privacy, introdotto con d. lgs. 196/2003 e il decreto legislativo n. 10/11 sui sistemi di pagamento on line, gli istituti bancari sono comunque tenuti a predisporre adeguati sistemi di sicurezza informatica, al fine di garantire sicurezza per le agenzie, per i dipendenti e i clienti.
Un’area della giurisprudenza che tende ad ampliare l’ambito di responsabilità degli operatori economici, ai quali è richiesta quindi una specifica e potenziata diligenza professionale.
Nel caso in cui è stato vittima di frode, l’utente può richiedere il risarcimento alla propria banca e in caso di mancato riscontro, può rivolgersi al Tribunale competente, per provare che le proprie credenziali sono state utilizzare in modo illegittimo.
La banca invece, quale titolare del trattamento dei dati degli utenti truffati, deve rispondere all’accusa di non aver ostacolato l’hacker e dimostrare che il fatto è avvenuto per cause di forza maggiore o per errore grave da parte del titolare del conto.
Se l’utente truffato prova il danno, spetta quindi all’istituto bancario l’obbligo di dimostrare di avere adottato tutte le misure idonee e la sua estraneità ai fatti. In mancanza di tale prova, il correntista dovrà essere risarcito.
Se avete subìto una frode bancaria o desiderate comunque tutelare le vostre operazioni finanziarie, l’azione migliore da intraprendere è sempre quella di rivolgersi a esperti del settore, in grado di fornirvi consigli utili e preziose indicazioni.